29 dicembre 2017

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GULASH: la ricetta originale ungherese




Il nome originale è gulyásleves.

Ingredienti:

Mezzo Kg. di carne tenera e magra di manzo
5 cipolle
uno spicchio d'aglio
2 cucchiaini di semi di cumino (non polvere)
mezzo litro di vino rosso a bassa gradazione, no amaro ne frizz.
un cucchiaio raso di paprika dolce
4 peperoni non grandi puliti dalle nervature interne e tagliati a listelle, 2 gialli e 2 verdi
4 cucchiai di cubetti di pomodoro
3 carote tagliate e pezettoni
4 patate taglite a pezzettoni
sale e pepe nero macinato (un cucchiaino colmo).

Procedemus

Tagliate la carne a cubetti di circa 2 cm. , conditela con sale e col pepe nero e conservatela in frigo mentre preparate il resto.

In una pentola larga e capiente, fate ammollare la cipolla tritata a coltello in pochissima acqua, aggiungete olio di oliva e fatela imbiondire.

Aggiungete il cumino, mescolate, fate insaporire ed aggiungete la carne.

Aggiustate di sale, coprite col coperchio e cuocete a fuoco medio mescolando di tanto in tanto.

Quando la carne apparirà di colore rosa, aggiungere il vino e dopo qualche tempo anche la paprika e l'aglio tritato. Fuoco medio e pentola coperta.

Dopo alcuni minuti di cottura aggiungete i pomodori e dopo altri minuti ancora, i peperoni.

Aggiungete acqua "quasi" a coprire e dopo una mezzoretta di cottura a fuoco lento e pentola coperta aggiungete le carote.

20 minuti prima di completare la cottura aggiungete le patate; fuoco basso e pentola coperta.

All'aggiunta dei vari ingredienti componenti il goulash, non ho indicato i tempi esatti di cottura. Occorre considerare che occorrerà cuocerlo per almeno 2 ore, a fiamma bassa, pentola coperta e frequenti rimestate, se non diversamente indicato.

L'aspetto finale del sughetto dovrà risultare un poco denso e piuttosto liquido, regolati con il tempo di cottura per dare la giusta corposità.

Suggerisco di servirlo caldo accompagnato da fette di pane bianco per tramezzini. Potete inzuppare il pane nel sugo e fare scarpetta, infatti, è un piatto molto gustoso e pepato, che sfamava i mandriani ungheresi quando spostavano i manzi.


25 dicembre 2017

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L'altra Storia su Gesù

Prefazione:
<< Libera intepretazione basata su notizie frammentarie, mancano i documenti storici. Tutto quanto sappiamo su Gesù, fu scritto nel I° e nel II° secolo dopo la sua morte. In verità non esiste alcun documento storico attestante la sua reale esistenza. Tutto ciò che viene tramandato a voce è quasi sempre distorto e/o ammantato di leggenda.
Per questa specifica tematica, penso che non esistano verità o menzogne. Per fatti che attengono al passato, più esattamente a due millenni fa, esistono documenti storici che li attestano, oppure ipotesi e libere interpretazioni. Ho rispetto per tutti coloro che credono per fede, ma la fede esula dai fatti e le ipotesi, qualunque ipotesi, non dovrebbe essere spacciata come verità. Ciò che viene accettato come fatto vero e realmente accaduto, è generalmente comprovato unicamente da documenti storici e da più fonti, notoriamente attendibili. >>

A quell'epoca, correva voce dell'imminente nascita di un messia, mandato da Dio per liberare il popolo di Israele.
Quella voce era partita da Giovanni detto il Battista, un asceta proveniente da una povera famiglia sacerdotale ebraica originaria della regione montuosa della Giudea. Precursore di Gesù, predica la conversione e l'amore del prossimo perché è vicino il regno dei cieli e impartisce ai discepoli il battesimo (onde il soprannome) di conversione in remissione dei peccati. Si racconta che fu lui ad aver battezzato Gesù.
Erode lo aveva fatto arrestare a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, che egli aveva sposata. Giovanni, infatti, gli aveva ricordato che non gli era lecito stare con la moglie di suo fratello. Erode però non voleva farlo uccidere ritenendolo giusto. Ma Erodiade, tramite la danza di sua figlia ad un banchetto, riuscì ad ottenere come premio la testa del Battista. Il capo di Giovanni Battista, detto per questo “decollato”, è conservata nella Chiesa di san Silvestro in Capite a Roma.
La strage degli innocenti è un episodio presente nel Vangelo secondo Matteo (2,1-16), in cui Erode il Grande, re della Giudea, ordinò un massacro di bambini allo scopo di uccidere Gesù, della cui nascita a Betlemme era stato informato dai Magi. Secondo la narrazione evangelica, Gesù scampò alla strage in quanto un angelo avvisò in sogno Giuseppe, ordinandogli di fuggire in Egitto; solo dopo la morte di Erode Giuseppe tornò indietro, stabilendosi in Galilea, a Nazaret.
Alcuni studiosi moderni negano la storicità dell'episodio, per il mancato riscontro nelle opere di Giuseppe Flavio, fonte principale della storia giudaica del I secolo. Altri studiosi ne accettano invece la storicità in quanto l'episodio si inserirebbe perfettamente nel carattere e nella modalità di governare che ebbe Erode.
Ma altri studiosi, danno una interpretazione di quell'evento che servirebbe a spiegare diversi altri fatti accaduti in quell'epoca e difficilmente spiegabili. La fuga di Giuseppe e di Maria col bambinello, non avvenne in Egitto, ma in una località molto vicina a Gerusalemme: un altopiano non lontano abitato dagli Esseni. Gesù sarebbe vissuto nascosto tra gli Esseni fino all'età di 30 anni e ne avrebbe abbracciato la loro religione.
Gli Esseni furono un gruppo ebraico di incerta origine, nato forse attorno alla metà del II secolo a.C. e organizzato in comunità monastiche. Erano comunità isolate e conducevano una vita eremitica o cenobitica. Sulla sponda nord-ovest del Mar Morto, fra il II secolo a.C. e il 68 d.C. (anno della conquista ad opera della decima legione di Vespasiano) sorse e si sviluppò un insediamento monastico abitato da una setta ebraica che seguiva una dottrina di ascetismo e purezza, per molti aspetti simile a quella dei primi cristiani.
Una delle ragioni che porta a identificare gli abitanti di Qumran con gli esseni è che le credenze e gli usi di questi, descritti dalle fonti antiche (Giuseppe Flavio, Plinio, Filone e altri), coincidono ampiamente con quelli che si riscontrano nei manoscritti del Mar Morto. Il contenuto dei testi propri della comunità è molto più affine al modo di pensare e di agire degli esseni1 che non a quanto le fonti dicono le credenze dei farisei e dei sadducei o di altri.
Il testo più importante per questo confronto è la Regola della Comunità, altrimenti detto Manuale di Disciplina, uno dei primi manoscritti ad essere conosciuti e anche uno dei più conservati, essa descrive il processo di iniziazione e il cerimoniale richiesto per l'ammissione dei nuovi membri, alcune concezioni fondamentali dei gruppo di Qumrán, e le regole che disciplinavano la vita quotidiana e le assemblee comunitarie. Essa è senz'altro la fonte più preziosa per l'identificazione del gruppo.
La riscoperta e lo studio di questa comunità si devono al ritrovamento occasionale nel 1947 di numerosi rotoli manoscritti (si parla di circa ottocento tra rotoli e parti di rotolo) su cui sono riprodotti i testi della Bibbia, contenuti in anfore accuratamente sigillate ed avvolti singolarmente in bende di lino: segno evidente che ci si era preoccupati della loro conservazione. I sette rotoli più importanti, di cuoio, sono ora conservati presso l'Altare del Libro, a Gerusalemme.
Il materiale rinvenuto in molte grotte, invece, rivelatosi comunque - per quanto frammentario - di indicibile importanza, non era stato trattato con uguale accuratezza. È da presumere a causa del verificarsi di un evento improvviso che costrinse gli Esseni ad abbandonare in tutta fretta la zona, quasi certamente all'epoca della rivolta giudaica del 66 d.C.
Non è da escludere che per molti la fuga improvvisa potesse avere come destinazione la non lontana fortezza di Masada nella quale gli Zeloti organizzarono la resistenza a quella che fu poi la definitiva conquista romana.
I manoscritti sono redatti in antico ebraico, in greco ed in aramaico2 e sono circa 1000 anni più antichi dei più antichi esemplari in lingua ebraica dell'Antico Testamento noti fino al 1947. Essi contengono tutti i testi della Bibbia (tranne il libro di Ester), i libri deuterocanonici, alcuni testi apocrifi dell'Antico Testamento e documenti con le regole e la dottrina della comunità essena.
Il confronto comparativo di questi testi più antichi di molti secoli con il testo masoretico (testo ebraico tradizionale della Bibbia) ha messo in luce versioni praticamente identiche - tranne che per alcuni dettagli mai però riguardanti il senso - e dimostra con tutta evidenza con quanta cura gli scribi ebrei abbiano curato la "tradizione" del testo nel corso del tempo.
Esiste tuttavia una serie di brani che presenta una maggiore concordanza con la traduzione greca detta dei LXX (iniziata a partire dal III secolo a.C.3 per rendere più accessibile la legge di Mosè agli ebrei residenti in tutte le nazioni di cultura ellenistica); il che comprova una ulteriore fedeltà alle fonti, in quanto i traduttori della LXX non hanno inventato le loro varianti, ma hanno tradotto un testo ebraico diverso da quello masoretico.
Giuseppe Flavio e altri scrittori antichi ci hanno tramandato quanto pensavano gli esseni su diversi argomenti, parte dei quali si ritrova nei manoscritti qumranici. Due, fra molti, a titolo di esempio.
1. Determinismo - Un punto su cui le descrizioni degli esseni e della Regola della comunità e altri testi qumranici mostrano una sorprendente coincidenza è la dottrina del destino o predeterminismo. Giuseppe scrive che i tre partiti giudaici hanno differenti opinioni su questo punto.
Quanto ai farisei, essi dicono che alcuni eventi sono opera del destino, ma non tutti; per altri eventi, dipende da noi se essi si realizzeranno o meno. La setta degli esseni, però, ritiene che il destino sia il signore di tutte le cose, e che nulla può accadere all'uomo che non sia conforme al suo decreto. I sadducei, invece, non ammettono il destino, ritenendo che esso non esista e che le azioni umane non siano compiute in conformità al suo decreto, ma che tutte le cose sono in nostro potere, per cui noi stessi siamo responsabili del nostro bene, mentre le disgrazie che ci capitano sono frutto della nostra stoltezza (Antichità 13, 171-173).
La terza e la quarta colonna della Regola della comunità elaborano una complessa teologia della predestinazione applicata alla storia e al comportamento umani, la quale richiama immediatamente alla mente del lettore le parole di Giuseppe: "Dal Dio sapientissimo procede tutto ciò che è e sarà: prima che essi siano egli stabilisce tutto il loro piano, ed allorché esistono compiono le loro azioni in base a quanto è stato per essi determinato conformemente al piano della sua gloria, senza alcun mutamento (III, 15-16)" e, poco oltre:
"Dall'angelo della tenebra (derivano) le aberrazioni di tutti i figli della giustizia, tutti i loro peccati, le loro iniquità, la loro colpa e lo loro azioni perverse sono l'effetto del suo impero in conformità ai misteri di Dio (III, 21-23)".
Altri manoscritti: il Rotolo degli Inni e la Regola della Guerra, esprimono la stessa concezione, del tutto agli antipodi con la posizione dei sadducei e distante dal modo di pensare dei farisei.
2. L'aldilà - Un secondo tema teologico su cui i manoscritti e le descrizioni antiche degli esseni possono essere messi utilmente a confronto riguarda l'aldilà. Cosa capita ad una persona quando è giunta al termine della sua vita terrena? Su questo punto l'Antico Testamento dice poco. Soltanto verso la fine dell'epoca veterotestamentaria compare qualche accenno alla risurrezione individuale (cf. Dn 12, 2). Anche questo è un punto su cui, al dire di Giuseppe, i tre partiti giudaici differivano. I farisei credevano che i morti sarebbero risorti, mentre i sadducei lo negavano.
Quanto agli esseni:
È salda la credenza che mentre i corpi sono corruttibili, e che non durano gli elementi di cui sono composti, invece le anime immortali vivono in eterno e, venendo giù dall'etere più leggero, restano impigliate nei corpi come dentro carceri quasi attratte da una sorta di incantesimo naturale, ma quando siano sciolte dai vincoli della carne, come liberate da una lunga schiavitù, allora sono felici e volano verso l'alto. Con una concezione simile a quella dei figli dei greci, essi ritengono che alle anime buone è riservato di vivere al di là dell'oceano... (Guerra giudaica 2, 154-155).
In questa descrizione vanno notate alcune caratteristiche particolari, tra cui ad esempio il fatto che gli esseni, altrove rappresentati come contrari agli insegnamenti pagani, sono paragonati ai greci e persino si avvicinano a correnti posteriori che condannavano il corpo, come gli gnostici. Giuseppe, inoltre, altrove attribuisce le stesse concezioni ai farisei che, secondo altri testi, credevano che vi sarebbe stata una risurrezione dei morti.
Le antiche fonti sulla teologia essena non sono dunque concordi nel presentare il destino del corpo dopo la morte. Mentre Giuseppe afferma che essi credevano nell'immortalità dell'anima e nella dissoluzione del corpo, Ippolito di Roma (presbitero e forse vescovo), riguardo alla loro fede nel destino del corpo, scrive:
La dottrina della resurrezione trova anche dei sostenitori presso di loro, in quanto essi affermano che la carne risorgerà e sarà immortale, allo stesso modo in cui l'anima è già incorruttibile (Confutazione di tutte le eresie 9, 27)
Un altro dei testi qumranici, il Libro dei Giubilei così si esprime:
Allora il Signore salverà i suoi servi. Essi risorgeranno e vedranno una grande pace. Egli caccerà i loro nemici. I giusti vedranno e loderanno e saranno beati per sempre. Vedranno tutte le punizioni e le maledizioni sui loro nemici. Le loro ossa riposeranno nella terra e i loro spiriti accresceranno la loro felicità. Essi sapranno che il Signore è colui che esegue il giudizio ma mostra clemenza a centinaia e migliaia e a tutti coloro che lo amano (23, 30-3 1).
L’autore accenna alla risurrezione dei servi di Dio ma anche al fatto che le loro ossa riposano nella terra, mentre i loro spiriti sono felici.
Più di dieci anni fa è stata pubblicata la traduzione francese di una frase sulla risurrezione dei morti, tratta da un testo inedito di Qumran. Quest'ultimo però è stato pubblicato di recente e può confermare che almeno un autore di Qumran credeva che i corpi alla fine sarebbero risuscitati. Il testo (4Q521) parla del messia e poco oltre tratta di ciò che il Signore farà: " ... egli allora sanerà i feriti, e farà vivere i morti" (riga 12). Il verbo "farà vivere" non necessariamente va inteso nel senso di una risurrezione, ma forse questa è l'interpretazione richiesta dal contesto.
Sulla base di 4Q521 è allora probabile che Ippolito avesse ragione su questo assioma della teologia essena e che Giuseppe esponga un'interpretazione della loro credenza che è una deduzione, aberrante ma comprensibile, tratta da alcune espressioni dei testi. È anche possibile che il modo di esprimersi di Giuseppe non neghi la fede degli esseni in una risurrezione fisica.
I testi rinvenuti nelle grotte di Qumran hanno accresciuto in modo imprevedibile le nostre conoscenze sull'ebraismo al tempo di Gesù e, particolarmente, all'epoca immediatamente anteriore e posteriore, sulla base di testimonianze originali autentiche che ci erano del tutto sconosciute.
Un accenno particolare a questo riguardo merita il Corpus degli Inni dei Salmi e delle preghiere Infatti Qumran non ci dimostra soltanto l'esistenza di una "Setta", ma con questi scritti ci offre un panorama dell'ebraismo del tempo, tanto da poterci far concludere che la pietà religiosa giudaica di quel periodo è il fondamento su cui è attecchito il Cristianesimo.
L'eredità più evidente è la concezione della Comunità che loda Dio insieme agli Angeli e agli Arcangeli: basta pensare alla proclamazione del Sanctus: "Santo Santo Santo", durante la celebrazione eucaristica della liturgia cattolica, da parte della comunità radunata con tutti gli angeli davanti al trono di Dio, raccolta in una lode espressa collettivamente.
L'importanza di questi testi è una realtà che non può lasciarci indifferenti perché Gesù e i suoi primi discepoli sono cresciuti in essi; anche dalle lettere di Paolo emana il loro spirito. Quanto ad una diretta concreta conoscenza della comunità essena da parte di Gesù, non esiste nulla di storicamente certo. Di certo c'è l'humus religioso e culturale, meglio conosciuto attraverso gli scritti qumranici, presente nel tempo e nel luogo della vita storica di Gesù.
I testi delle preghiere e dei canti rivelano la prosecuzione vivente della lingua dei Salmi, dimostrando in tal modo che la lingua e il patrimonio spirituale sono stati sviluppati ed erano ancora vivi. Si tratta di preghiere collegate alla nostra storia. Almeno fino alla separazione del cristianesimo dall'ebraismo al termine dl 1° secolo dopo Cristo (e forse ancora molto dopo) la storia dell'ebraismo è anche la nostra storia, una parte della nostra identità.
Quanto questi testi siano vicini al canone, oltre che dal ritrovamento di testi cosiddetti "canonici" in quanto entrati a far parte sia del "canone" ebraico che di quello cristiano5, è dimostrato chiaramente dal fatto che tra essi è stata rinvenuta la versione originale ebraica dei Salmi 151, 154 e 155, che nella Chiesa Siriaca costituiscono gli ultimi cinque Salmi, fino ad ora conosciuti soltanto dal testo siriaco.
La panoramica tracciata è ben lontana dall'esaurire quanto si può dire sulle somiglianze e sulle differenze tra gli abitanti di Qumran ed i cristiani delle origini. Estremamente rimarchevole è riconoscere quanto profonde siano le radici del Cristianesimo primitivo sul suolo che le ha nutrite.
C'è un elemento di distinzione nell'itinerario che conduce all'epoca escatologica, perché i Cristiani hanno riconosciuto nel Gesù storico, figlio di una donna e di un artigiano di Nazaret, il Figlio di Dio, il Messia che ha insegnato, guarito, sofferto, è morto ed è risorto. Asceso al cielo, ha promesso che tornerà nella gloria per risuscitare i vivi e i morti e suo regno non avrà fine.
Immagini:
Appendice della Regola (110-70 a.C.) Conservata a Gerusalemme presso "L'Altare del Libro".
"Gesù e l'Ordine degli Esseni". È un libro che mancava nell’immensa bibliografìa dedicata all’argomento, perché, come comprenderete voi stessi dopo la lettura, vi metterà di fronte ad una straordinaria Verità. Questo libro vi fornirà delle inedite e sorprendenti conoscenze che vi permetteranno di andare alle radici dell’enigma di questo misterioso popolo.
"Così Curavano" – Dagli egizi agli esseni: comprendere e praticare.
Altro libro (manca l'immagine): "L’insegnamento di Gesù l’Esseno" Edizioni Alvorada. Scopriamo qui Gesù completamente diverso da quello dell’immagine religiosa: un uomo semplice ma erudito, un maestro spirituale accessibile e gioioso, un grande viaggiatore, depositario dell’alta saggezza di quel tempo.





24 dicembre 2017

Seguimi su Facebook, gruppo:TELOINFORMO - la conoscenza del mondo da notizie vere.: Analogia tra forza gravitazionale e forza elettrica.

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Analogia tra forza gravitazionale e forza elettrica.


La forza gravitazionale si genera per il solo fatto che un corpo occupi spazio, perturbandolo (ricordate il lenzuolo teso dai quattro vertici con dentro un peso che lo fa "curvare"? Effetto di tale perturbazione è il manifestarsi della forza di gravità che è direttamente proporzionale alle masse in gioco che si attraggono (possono soltanto attrarsi) ed inversamente proprorzionale al quadrato della loro distanza.
Nella forza elettrica, in maniera simile, i corpi carichi si attraggono, ma possono anche respingersi (a seconda del segno opposto o uguale delle cariche) con una forza che anche qui agisce lungo la congiungente dei due corpi; l'intensità è direttamente proporzionale alle loro cariche, ed inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza.
Ma cosa sono esattamente le onde gravitazionali?
Concretamente, esse rappresentano la propagazione alla velocità della luce di deboli increspature nella curvatura nello spaziotempo (come quelle prodotte da un sasso gettato dentro uno stagno).
Da un punto di vista più matematico, però, le onde gravitazionali nascono come soluzioni delle equazioni di Einstein in campi gravitazionali deboli, cioè in superfici “quasi piatte”. In questo senso la teoria le definisce come “soluzioni delle equazioni di Einstein”, cioè relative a piccole curvature dello spaziotempo, esattamente come le onde elettromagnetiche sono soluzioni particolari di altre equazioni, le equazioni di Maxwell, e le onde su una superficie liquida sono soluzioni delle equazioni dell’idrodinamica. In tutti questi casi, le onde sono solo delle piccole perturbazioni che si allontanano dalla sorgente che li ha prodotti, e sono di tipo trasverso, ossia producono cambiamenti nella direzione perpendicolare a quella in cui si propagano.
Conosciamo abbastanza bene la forza elettrica e le apparecchiature che la sfruttano, alcune di esse riescono ad amplificare gli effetti di tale forza, anche di molto.
Ma soltanto da pochi mesi è stato possibile rilevare le onde gravitazionali, prima di adesso mancavano le apparecchiature in grado di rilevarle: l'interferometro LIGO negli Stati Uniti e quello italiano VIRGO le hanno rilevate.
Delle onde gravitazionali sappiamo quasi nulla, non sappiamo ad esempio se sia possibile amplificarne gli effetti, come avviene per le onde elettriche o elettromagnetiche. Se tale amplificazione fosse possibile che si realizzi con interazioni naturali, si tradurrebbe in un grande aumento della gravità generale presente nello spazio, come se vi fosse presente una enorme quantità di materia invisibile, che molto probabilmente è già stata definita "materia oscura"; gli scienziati ne osservano gli effetti ma non la vedono.
FORZE DI INTERAZIONE Le forze di interazione conosciute che si manifestano in natura sono principalmente quattro: interazione gravitazionale: agisce su tutti i corpi; interazione elettromagnetica: agisce tra i corpi elettricamente carichi; interazione nucleare forte: agisce tra i protoni e i neutroni dell'atomo; interazione nucleare debole: agisce tra alcuni nuclei atomici.
Abbiamo già definito la gravità come: "deboli increspature nella curvatura nello spaziotempo", il termine debole non deve però trarre in iganno. Sappiamo bene cosa avviene in un atomo di uranio, che neppure vediamo tanto è piccolo, quando viene in collisione con un neutrone e quanta energia può produrre una bomba atomica.
Possiamo quindi ipotizzare che forze molto deboli (gravitazionali) o particelle molto piccole (atomo), possano produrre fenomeni giganteschi: anzi, sembra che la natura funzioni proprio così.

21 dicembre 2017

Come rendere speciale un pietanza semplice: pasta e piselli.


Cosa occorre per due/tre persone.

Mezzo chilo di pisellini primavera surgelati:...
una cipolla;
una carota;
una patata;
un pezzetto di gambo di sedano;
una foglia di alloro (che va tolta dopo 30 secondi di cottura);
5 semini di finocchio (fondamentali);
una foglia di basilico (se c'è);
sale ed olio di oliva q.b.
pasta del formato a piacere.


Procedemus.

Aspettando che l'acqua per cuocere la pasta cominci a bollire, in un pentolino con 3 bicchieri d'acqua, mettere un pugno di piselli più tutto il resto pulito e tagliato a pezzetti e salare (ricordarsi di togliere l'alloro dopo 30 secondi di cottura). Se servisse altra acqua aggiungerla. Appena le verdure saranno cotte, assieme alla poca acqua di cottura, frullarle a crema con il frullatore ad immersione e tenerle da parte. Meglio frullarle in un recipiente diverso da quello di cottura, magari cilindrico e di plastica.

In una pentola mettere a bollire l'acqua, appena bolle, salare e versare i piselli; ripreso il bollore versare la pasta, cuocerla e scolare il tutto nel colapasta.
Nella stessa pentola di cottura della pasta, ormai vuota, aggiungere la pasta con i piselli già scolata, il frullato a crema, mescolare bene e servire.



Chi la prova non la lascia più.

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LA SCELTA



É risaputo che la causa principale della crisi economica mondiale attuale, che sta durando dal 2008, è il disastro generato negli Stati Uniti con la questione dei mutui-subprime. La crisi ha avuto origine dal fallimento della banca americana Lehman Brothers, uno dei crack più importanti della storia finanziaria degli Stati Uniti. Lehman Brothers vendeva ai suoi cloienti i titoli tossici.

Cosa è accaduto?

Le obbligazioni a basso rischio sono prodotti che si vendono facilmente: piccoli e medi risparmiatori vengono attratti dalla possibilità di far fruttare i propri risparmi senza esporre troppo il capitale investito. Tuttavia, quando la valutazione del rischio non è reale ma falsa, si distorce pesantemente il mercato e si parla di titoli tossici o titoli truffa. Le conseguenze di una frode in questo senso le conosciamo tutti: la crisi finanziaria mondiale del 2008 è nata proprio a causa di questa speculazione ingannevole.

Di recente in Italia è accaduta la stessa cosa con le Banche Venete: Veneto Banca, Popolare di Vicenza, ma anche Banca Etruria; vendevano ai loro clienti titoli ad alto rischio senza informarli e questi ultimi hanno rimesso tutti i soldi investiti, ma non solo. Il crack di quelle banche ha coinvolto tutti i clienti, anche correntisti ecc. ; che pur non avendo investito i loro soldi sono rientrati nel Bail In, la fottutissima norma europea: "in caso di fallimento di una banca i debiti vengono pagati con i soldi di tutti i clienti di quella banca".

A questo punto non rimangono da fare che due sole scelte: tenere i soldi sotto il materasso e portarli addosso col rischio di farseli rubare, oppure depositarli nelle banche (ed usare bancomat e carta di credito per prelevarli), che finanziano amici ed amici degli amici che non sono in grado di restituire i prestiti e la banca fallisce.

Insomma: i vostri soldi o li rubano i ladri o le banche.

A Voi la scelta.


20 dicembre 2017

Seguimi su Facebook, gruppo:TELOINFORMO - la conoscenza del mondo da notizie vere.: La figura emblematica di Maria Maddalena, un enigma non ancora del tutto svelato

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La figura emblematica di Maria Maddalena, un enigma non ancora del tutto svelato


I "vangeli canonici" non fanno alcuna menzione di una sposa di Gesù; pertanto, le chiese cristiane, cattolica, ortodossa, e la maggioranza di quelle evangeliche, credono fermamente che egli sia vissuto celibe per tutta la vita. Tale opinione è sostenuta dalla maggioranza degli storici, anche se alcuni storici ritengono invece, che egli dovesse essere sposato, o almeno, non celibe, come era costume per gli ebrei del suo tempo, seppur con alcune eccezioni, quali i maestri Esseni ed alcuni predicatori, come Giovanni il Battista, coetaneo di Gesù e che lo battezzò nelle acque del fiume Giordano.

Il riferimento alla Maddalena come sposa di Gesù, si legge in alcuni scritti apocrifi, quelli che nel Concilio di Nicea del 325 d.C. voluto da Costantino, vennero defiuniti "non canonici".

Il Concilio fu convocato e presieduto dall'imperatore Costantino I, il quale intendeva ristabilire la pace religiosa e raggiungere l'unità dogmatica, minata da varie dispute, in particolare sull'arianesimo; il suo intento era anche politico, dal momento che se tali dispute non fossero state risolte avrebbero dato un ulteriore impulso centrifugo all'impero, in una fase in cui esso si trovava sulla via della disgregazione. Con queste premesse, il concilio ebbe inizio il 20 maggio del 325. Data la posizione geografica di Nicea, la maggior parte dei vescovi partecipanti provenivano dalla parte orientale dell'Impero.

Sono fatti storici difficili da contestare, tuttavia. Tuttavia le citate condizioni politiche e sociali del tempo nel quale si svolse il Concilio di Nicea, minano profondamente la credibilità dei testi definiti "canonici": perchè monchi, mancanti cioè degli scritti scartati, e perchè definiti canonici autonomamente quanto arbitrariamente.

Tornando a Maria Maddalena
Tutte le scritture che ne parlano e che sono giunte fino a noi, hanno un difetto comune: sono state scritte in epoche tarde, rispetto ai fatti accaduti e tramandati a voce prima di essere scritti. In questi casi i fatti, solitamente, vengono stravolti o male interpretati e quindi: sono poco credibili e da prendere con le pinze.

In particolare per Maria Maddalena: si chiamava veramente così? Questa precisazione non è presente (il testo greco si traduce letteralmente "Maria Maddalena"). Si è posta così la domanda se il soprannome "Maddalena" indichi che la donna proveniva da Magdala, una piccola cittadina sulla sponda occidentale del Lago di Tiberiade, detto anche di Genezaret.

Gli Apostoli erano tutti di sesso maschile. Era del tutto insolito, per quei tempi, che una donna fosse presente in numerosi episodi della vita di Gesù, se escludiamo Maria, la madre di Gesù, nessun'altra donna lo fu. Come mai allora la Chiesa Cattolica non ha mai osteggiato Maria Maddalena? E si che la Chiesa di Roma non ha mai visto di buon occhio le donne e crede ancora alla favoletta di Eva tentatrice, infatti, ancora oggi alle donne viene negato il sacerdozio.

Maria Maddalena viene descritta sia nel Nuovo Testamento sia nei Vangeli apocrifi. Le narrazioni evangeliche ne delineano la figura attraverso alcuni versetti, che la dipingono come una delle più importanti e devote discepole di Gesù. Potè assistere alla crocifissione e, secondo alcuni vangeli, divenne la prima testimone oculare e la prima annunciatrice dell'avvenuta resurrezione. A quale titolo e perchè soltanto lei?

Non pare che abbiano tutti i torti alcuni studiosi di tale materia, a descriverla abbastanza vicina a Gesù da poter supporre che fosse la sua compagna. Compagna quindi e non moglie, come alcuni suppongono. Fu Maria Maddalena la prima compagna, nelle religioni cristiane? Non lo sappiamo ed è probabile che non lo sapremo mai.

Una cosa però sembra certa: fu più vicina lei a Gesù di quanto lo sia stata la sua stessa madre Maria, sicuramente dai 30 anni in poi della vita di Gesù e fino alla sua crocifissione, alla quale ha assistito ed alla sua resurrezione, da lei annunciata.

La Chiesa Cattolica l'ha fatta Santa, un fatto questo, che si potrebbe definire: strano!

Le immagini:
Il primo Concilio di Nicea in un'icona ortodossa.

Il quadro originale dell'Ultima Cena dipinto da Leonardo, 1515 circa, Londra, Royal Academy of Arts. Accanto a Gesù compare una figura femminile, non può che essere la Maddalena; Leonardo ha quindi creduto che fosse la sua compagna, e forse senza volerlo ha ispirato Dan Brown.




18 dicembre 2017

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Il guanciale perfetto, o quasi perfetto.



Dato che lo studio del corpo umano e la stessa scienza medica, per poter studiare o curare il nostro organismo, devono necessariamente considerarne le singole parti, un errore comune a tutti noi, consiste nel considerare il funzionamento delle varie parti, o dei vari organi del nostro corpo, come se nella realtà fossero separati.
E invece no, siamo un tutt'uno interconnesso, la disfurzione di una sola parte o di un solo organo, comporta conseguenze in tutto il corpo e lo coninvolge nel suo complesso, molto più di quanto possiamo immaginare.

La postura del capo durante il sonno.

La posizione del capo, poggiato sospra il guanciale durante il sonno, può creare problemi alla cervice (distretto cervicale), alla colonna vertebrale e conseguentemente anche alla normale deambulazione.
La sagomatura e la composizione interna del guanciale, diventa quindi determinate per il buon funzionamento, da svegli, dei tre distretti del nostro corpo appena citati.
In realtà, di ganciali in commercio ne ho provati tanti e tutti diversi tra loro, ma nessuno è riuscito a soddisfare le mie, puntualissime e forse esagerate, esigenze.
Ho deciso quindi di costruire il mio guanciale ideale, anzi, non di costruirlo, ma di modificarne uno già in commercio.

Poichè ho anche il problema della sudorazione notturna del capo ed il guanciale in memory, che risulta ottimo da altri punti di vista, ma non è adatto a coloro che hanno il mio stesso problema (il memory infatti trattiene il calore trasmessogli dal corpo e non è in grado di disperderlo), ho optato per un guanciale imbottito con falda di poliestere e foderato in cotone.

La mia scelta è caduta su un prodotto commercializzato da Amazon, credo che il produttore si chiami Neoplano (vedi immagine). Quel guanciale è imbottito con una ottima falda in fibra di poliestere avvolta su se stessa, ma è risultato troppo imbottito.

Come modificare "quel" guanciale rendendolo praticamente perfetto.

Ho scucito il suo lato corto della fodera, dove era trapuntato; ho estratto l'intera imbottitura; tagliandola con le forbici, ne ho aportato una parte: 180° + 45°; cioè un intero giro più un quarto di giro (vedi foto).
Ovvero: ho fatto in modo che il taglio del poliestere avvenisse a metà guanciale. Ho rimesso l'imbottitura dentro la sua fodera, ricucendola con ago e filo (beh, che c'è di strano se so cucire? Saper cucire non è detto che sia riservato soltanto alle donne).

La sagoma del guanciale finito, assomiglia a metà ad un cuscino ad onda, cioè con l'onda da un lato sotanto; perchè ho fatto questo?

Nei normali guanciali a saponetta, come quello preso in esame in questo post, il capo poggia, più o meno, nella parte centrale, affossandola (accade anche dormendo su un fianco). Il vertice del capo, rimane così a contatto con una parte più alta del capo stesso: la parte restrostante del cuscino. Anche se tale fatto è poco avvertibile, la posizione del capo (che riceve una impercettibile spinta da dietro), è del tutto innaturale. L'ideale sarebbe che dalla parte centrale del guanciale, andando all'indietro, il suo spessore fosse costante.
Ed è ciò che ho ottenuto con la modifica fatta: imbottitura non eccessiva e sufficientemente cedevole, sagomatura a mezza onda per l'appoggio del capo: ideale!

Conseguenze:
Non appena ho poggiato il capo sul guanciale modificato, ho pensato: è perfetto ed il capo poggia e riposa come mai era avvenuto prima. La verifica, è ovviamente avvenuta usandolo per diverse notti di seguito.

Potrà sembrarvi strano e potrete anche non crederci ma: sono spariti i fastidi al collo, alla schiena e durante la deambulazione.

Quello da me descritto e modificato è il guanciale ideale, che non esiste in commercio. Chi fa da se fa per tre: ed è verissimo!

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