31 maggio 2016

Blog di Andrea Arena. Benvenuto. Puoi seguirmi su Facebook alla pagina: "Pantelleria" comunit�.: Migranti: l'ultima tragedia umana, anzi disumana.

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Migranti: l'ultima tragedia umana, anzi disumana.


Centinaia di “immigrati illegali” fuori dai confini chiusi di alcuni Stati europei, non avendo diritto ad asilo e non potendo fare richiesta per essere riconosciuti come rifugiati politici (ma anche chi ne avrebbe diritto), sono costretti a vivere nei boschi e nelle campagne circostanti senza il minimo supporto vitale, mangiano se e quando trovano cibo, dormono per terra e non dispongono di servizi igienici ne di acqua per lavarsi. Molti tra loro, troppi, hanno la scabbia, chi è malato non dispone di alcuna medicina per curarsi. Vivono, si fa per dire, peggio di qualunque animale domestico europeo, anche peggio degli animali da allevamento, persino peggio degli animali selvatici, che hanno una tana e riescono a procurarsi il cibo, i migranti no. Ma possono ancora dirsi fortunati per non essere morti per annegamento nello Stretto di Sicilia.
In questi giorni i flussi migratori sono in costante aumento, ma anche gli annegamenti per naufragio.
Intanto si fanno dibattiti e si cercano soluzioni, ma soltanto nel corso di alcuni programmi televisivi.
Se qualcuno chiedesse ad un cittadino europeo: ritiene di vivere in una società civile? Risponderebbe di si, ma è poi vero?
Ovviamente l'America, la Cina, la Russia, l'India, l'Australia ecc. si guardano bene dal farsi coinvolgere e badano di rimanere accuratamente al di fuori da questa tragedia. Sono popoli civili? Ma per nulla, la faccenda è una colossale tragedia umanitaria mondiale, nessuno dovrebbe chiamarsi fuori o ritenere: quello non è affar mio.

29 maggio 2016

Blog di Andrea Arena. Benvenuto. Puoi seguirmi in Facebook alla pagina "Pantelleria".: I nostri avi in origine.

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I nostri avi in origine.

Pensare troppo è pericoloso, però a volte potrebbe far luce su fatti accaduti.
 Sulla Terra, l'umanità ha avuto inizio da una coppia, un lui ed una lei.
Uniche possibilità:
(1) Sono nati figli maschi, per procreare non c’era che la loro madre, incesto!
(2) Sono nate solo femmine, per procreare non c’era che il padre: incesto!
(3) Sono nati maschi e femmine, procreando tra di loro, avrebbero compiuto: incesto!
Qualunque cosa sia accaduta, la progenie umana è nata da un incesto.
Abbiamo assoluto bisogno di scoprire che gli alieni sono venuti sulla Terra, la certezza dell’incesto originale verrebbe scardinata, ma entrerebbe in campo il: tradimento!  

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Le capacità latenti della mente umana.



Ai farmaci tradizionali andrebbe riconosciuta la capacità di produrre: effetto placebo, lo stesso che ci fa sentire meglio appena usciti dallo studio del medico.
L'effetto placebo, in alcuni casi, produce guarigioni quasi quanto i farmaci, lo prova la sperimentazione impiegata per stabilire se un prodotto è da considerare farmaco.
Tale sperimentazione è stata definita col nome: sperimentazione a doppio cieco. 
Due gruppi di volontari, ad uno di essi viene somministrato il possibile farmaco, all'altro un placebo; i medici, inizialmente non devono sapere quale dei due è il possibile farmaco che si sta indagando, lo saprà a fine prova.
Se il numero delle guarigioni, nel gruppo al quale è stato somministrato il "possibile" farmaco, supera di una certa percentuale quello delle guarigioni avvenute nell'altro gruppo: è nato un nuovo farmaco, ma la trafila prima di essere messo in commercio non è ancora finita.
La domanda è: come hanno fatto a guarire alcuni volontari ai quali era stato somministrato il placebo?
Non trovate anche voi che questa sia una gran bella domanda alla quale non è affatto facile rispondere? Però una possibile risposta, volendo, si potrebbe anche dare: la mente umana ha capacità latenti che talvolta si manifestano, anche quando meno ce lo spettiamo. 

25 maggio 2016

Blog di Andrea Arena. Benvenuto. Puoi seguirmi in Facebook alla pagina "Pantelleria".: Le stranezze della fauna ittica di Pantelleria.

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Le stranezze della fauna ittica di Pantelleria.




•La prima stranezza:
riguarda i pesci “pettine”, che altrove vivono esclusivamente su fondali sabbiosi; le femmine sono di colore tendente al rosso, i maschi sono più grossi e verdognoli.
•In alcuni luoghi della Sicilia vengono chiamati: “pettini sorci”, per la peculiare caratteristica di interrarsi completamente all’avvicinarsi del pericolo.
•Ebbene, Pantelleria non ha fondali sabbiosi, ma i pesci pettine non mancano, anzi, in alcuni luoghi dell'isola abbondano, come a Martingana; mentre ero lì immerso in acqua fino alla cintola, con le gambe divaricate ed i piedi che poggiavano sul basso fondale lavico, i pesci pettine nuotavano beatamente passando in mezzo alle mie gambe.
•La seconda stranezza:
riguarda i cefali. Una ventina di anni orsono, facevo il bagno a Cala dei 5 Denti, passeggiavo sugli scogli che formavano, verso terra, delle grandi pozze di acqua di mare. Dentro 2 di quelle pozze nuotavano dei branchi di grossi cefali (pesce muggine), che conosco benissimo avendoli pescati varie volte. Sul loro dorso, dietro alla testa, avevano delle linee sottili di 3 – 4 cm. , sembravano disposte a caso ed erano di vari colori vivaci, avevano l’aspetto di pezzetti di spaghetti di vetro colorato. Ma non erano tutti ad averli, soltanto alcuni di essi. Ho chiamato mio figlio, che era lì vicino e li ho mostrarti anche a lui. Non avendo mai visto prima quel tipo di cefalo; appena mi è stato possibile farlo, ho consultato vari libri che catalogavano i pesci di mare, ma niente, non ho trovato alcuna traccia dei cefali visti a Cala dei 5 Denti e neppure altre specie, non mediterranee, che presentassero quegli strani colori solamente sul dorso.
Non l’ho sognato, mio figlio ricorda ancora quei pesci, al pari di me.
Una particolarità di Pantelleria, che però non è una stranezza, è il gambero localmente chiamano "gobetto", viene pescato al largo, su di una secca non molto lontano dall'isola; sembra avere una piccola gobba, da cui il nome "gobetto", ha un sapore delizioso.

24 maggio 2016

Blog di Andrea Arena. Benvenuto. Puoi seguirmi in Facebook alla pagina "Pantelleria".: Eutanasia e "Sedazione Terminale".

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Eutanasia e "Sedazione Terminale".


Marco Pannella, spentosi da pochi giorni, è stato sedato dai medici per permettergli di evitare i dolori della malattia che non lo avrebbe più lasciato vivere.

Sedazione Palliativa degli Ultimi Giorni (SILD: palliative Sedation In the Last Days).
Viene effettuata quando la morte è attesa entro un lasso di tempo compreso tra poche ore e pochi giorni, secondo una valutazione del medico A questa pratica ci si riferisce tradizionalmente con la definizione di “Sedazione Terminale”.
La sedazione terminale, però, non ha nulla a che fare con l’eutanasia. La sedazione, è legale in Italia e viene praticata normalmente in cure palliative; è la soppressione mediante farmaci della coscienza quando il dolore non è sostenibile, è un coma indotto farmacologicamente, una sorta (per capirci) di anestesia generale.
Non è praticabile nel caso di soggetti in coma permanente, infatti non è dato sapere se e quando potrebbe intervenire la morte.


Non si capisce il motivo per il quale, alcuni medici, non  pratichino la sedazione terminale, soprattutto nei malati terminali in preda ad atroci sofferenze, come nel caso di certe tipologie di tumore, dato che in Italia è legale e rientra nelle cure palliative. Ignoranza e disinformazione oppure malafede e menefreghismo dei medici?

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23 maggio 2016

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CONOSCERE PANTELLERIA-

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21 maggio 2016

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20 maggio 2016

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Nomi Arabi di località a Pantelleria.



















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Il nome Pantelleria deriva dall'arabo (Bent-el Rhia) che vuol dire figlia del vento. Quasi tutti i nomi di località dell’isola sono nomi Arabi o direttamente derivati dall’Arabo.
Gli Arabi, nel recente passato, la raggiungevano più facilmente rispetto ai Siciliani, essendo l’isola più vicina alla costa libica che a quella siciliana.

Pantelleria si trova nel Canale di Sicilia, dista 120 chilometri dalla Sicilia e a 84 da Tunisi.


Denominazioni delle contrade e dei rilievi di Pantelleria:


Balata dei Turchi
Dall'arabo Balt=lastra di pietra, Turchi per un tentativo di sbarco

Benicuvedi
 (in dialetto Bncuvedi)
Contrada della tribù berbera di Quvedi

Benidisè
 (in dialetto Bbinidisè)
Contrada della tribù dei Diss, originaria dell'Isola di Dierba

Benikulà
 (in dialetto Bbeniculà)
Contrada della tribù dei Kulà dall'arabo ibn=figlio, Kulà=nome di famiglia

Beniminnardo
 (in dialetto Bbeniminnardu)
Contrada della tribù dei Minardi

Beccimursà
Dall'arabo Becci=facciata Marsa=porto, quindi località di fronte al porto

Benimingallo
 (in dialetto Benimingallu)
Contrada della tribù berbera di Mingalat

Begeber
 (in dialetto  Buggeviri, Bugghieviri)
Dall'arabo bugeber=pane oppure da abù-giabir=padre del concia ossa

Bue Marino
 (in dialetto Bommarino)
Trae il nome da Bue Marino, foca che aveva scelto come sede questa località

Bukkuram
 (in dialetto Bukkurà)
Dall'arabo Abu Curam=padre generoso, nobile oppure da bu=padre o ricco e Karm=vigna, quindi luogo ricco di vigne

Cimillia
Dall'arabo gami (pronuncia Giamil) = branco di cammelli, quindi contrada dei cammelli.
Si ipotizza che fosse chiamata in tal modo perchè qualche arabo assomigliò alla gomma dei cammelli le cupole dei sesi.

Conitro
 (in dialetto Cunitru)
Dall'arabo Kuneitra=ponte, contrada del ponte

Dakalè
Anticamente Dakalì, dall'arabo Dahala = pozzo dall'imboccatura stretta o da Dakla = ingresso o Kaak = vallata fra due catene di monti

Farkhikhalà
Dall'arabo Fark i qual'à = biforcazione della fortezza. Forse nei tempi dei tempi vi era un fortino.

Firisciakki
Dall'arabo Firsàkh=grossa pietra, contrada dei macigni

Fram
 (in dialetto Frami)
Dall'arabo Fran=forni, contrada dei forni

Gelfiser
Dall'arabo gebel=montagna e Fizar=fessura, quindi monte delle fessure

Gelkhamar
Dall'arabo Gelf-hamar=asino scorticato

Gadir
Palude, stagno

Ghirlanda
 (in dialetto Ghirlanna)
Secondo il Dott. Brignone deriva dalla ghirlanda con cui veniva incoronato il vincitore di una gara al tempo di Cossyra, secondo il notaio D'Aietti deriva dal nome Gerlando o dal cognome Giurlanda

Khaddiuggia
Dall'arabo Hadag=melone velenoso, quindi luogo dove nasce spontaneo il melone velenoso. Secondo il notaio D'Aietti deriva dal nome arabo di donna, Kadduggia

Khafaro
 (in dialetto Khafaru)
Dall'arabo hafar=pozzo, fossa

Khaffefi
Dall'arabo Chaffef=venditori di gambiere o dall'arabo Hafaf=pomice, contrada della pomice

Khaggiàr
 (in dialetto Khaddiare)
Dall'arabo Hagar=pietra nera, località della pietra nera

Khandakhi
 (in dialetto Kannaki)
Dall'arabo Handaq=basso, vallone, contrada della fossa

Khamma
Anticamente Khamba, dall'arabo Khannab=canapa, luogo dove si coltiva la canapa o dall'arabo Hamma, contrada della sorgente calda

Khania
Dall'arabo Hania=vino, contrada delle vigne

Karebi
 (in dialetto Karebbi)
Dall'arabo Kharab=rovine, contrada delle rovine o luogo incolto

Kharuscia
Dall'arabo Haraschia=luogo roccioso

Khassà
 (in dialetto ccassà)
Dall'arabo Cassàr=cognome di famiglia vissuta nell'Isola

Khattbuali
Dall'arabo Hatt bu alì=striscia del padre di Alì (è una località marina)

Khazen
 (in dialetto Ccazzè)
Anticamente Khasen, dall'arabo Wkhazen=immagazzinare, contrada del magazzino

Khufirà
 (in dialetto Cufurà)
Dall'arabo Hafar o Hufra = fossa, contrada della fossa

Kuttinar
Via del fuoco per i giacimenti di lava eruttata dal cratere Randazzo

Maggiuluvedi
L'antica Luved, dall'arabo Magil Wadì=cisterna del fiume per i depositi di acqua dolce. Secondo il notaio D'Aietti il toponimo è stato storpiato, dovrebbe essere Margiuluvedi, dall'arabo Marg=prato Al=delle Wadì=fiume, quindi prato del fiume

Margana
 (in dialetto Marghina)
Dall'arabo Marg=campo

Martingana
Località chiamata così per la roccia sporgente simile alla martingana, una nave a velatura latina con la poppa uguale alla prua

Masira
 (in dialetto a Masira)
Dall'arabo Ma'sara=mulino, quindi contrada del mulino

Midiki
 (in dialetto u Midiki)
Dall'arabo Madiq=passo stretto

Misilli
Dall'arabo Musalla, luogo fuori città per recitare preghiere

Monastero
 (in dialetto Munastè)
Prende il nome dalla città di Monastir o da un antico monastero

Mueggen
 (in dialetto Muveggini)
Dall'arabo Muagen=cisterne, contrada delle cisterne

Mugna
Dall'arabo Munya=vasto giardino

Muncilibrisi
 (in dialetto Muncilibbrisi)
Località tra fosso del gallo e kuddia Mueggen, contrada del monte Leprese


Mursia
Dall'arabo Marsa, contrada del porto

Naubicibbib
 (n dialetto Naubbiccibbib) oggi Grazia
La Madonna delle Grazie protettrice della contrada

Nikà
Dall'arabo Nikà=stagno d'acqua, contrada degli stagni d'acqua

Praie
Località a sud del lago, dal latino Plagia, luogo che si estende in pendio

Rakhali
Dall'arabo Rihali=vento impetuoso o dall'arabo Rahal Li=podere di Alì, quindi contrada del vento impetuoso o contrada di Alì

Rukia
Dall'arabo RaKyya=pozzo, contrada del pozzo

Salibi
 (in dialetto Salibbi)
Dall'arabo Saliba=crocevia

Sataria
Così denominata per l'abbondanza del timo che in dialetto si chiama Satarù

Scauri
dal siciliano Scauru=scalo, luogo di sbarco

Scirafi
Dall'arabo Sciur (r) afa=merlo o Schiarif=luogo alto, contrada della fortificazione e dei merli

Sciuvechi
Dall'arabo Sauka, luogo ricco di spine



Sibà
 (in dialetto Sibbà)
Dall'arabo Sabah=mattino, contrada del mattino

Sillumi
 (in dialetto Ssillumi)
Dall'arabo Sullam=scala

Suvaki
Dall'arabo Suvach=terra molle

Tikhirrikhi
L'antica Tikhirrikhi
Dall'arabo Tariq, Triq=sentiero e Rih=vento, quindi sentiero del vento

Tracino
 (in dialetto Tracinu)
Dall'arabo Traf=punta

Triqbabini
 (in dialetto Tricbbabbini)
Denominazione scomparsa di località tra Bugeber e Khamma, dall'araboTariq, Triq=sentiero e Bab=porta, sentiero della porta

Triqbonsulton
 (in dialettoTricbbonsurtò)
Dall'arabo Tariq, Triq=sentiero, ben=figlio, sultan=sultano sentiero del figlio del sultano, oggi contrada
 Bonsulton

Triqnakhalè
Antica denominazione del Piano Barone (in dialetto U chianu du Barune)
Località che il Barone Garsia Don Michele ricevette dal Principe di Pantelleria l'estensione della terra era di 132 ettari
Dall'arabo Tariq, Triq=sentiero e Nakhla=palma, sentiero delle palme

Zighidì
Forse dal nome della tribù Zeghidì

Ziton
Dall'arabo Zaitùn=ulivo, contrada dell'ulivo

Zinedi
Dall'arabo Sanad=salita

Zubebi
Dall'arabo Zebib, contrada dello Zibibbo

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17 maggio 2016

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DESTRA E SINISTRA.

Destra e sinistra, in politica, non sono più delimitate da confini. L’equilibrio è instabile e l’alternanza è una rincorsa a fare peggio.
Su tutto comanda il denaro che crea potere, inutile illudersi. Continua l'eterna battaglia tra capitale e lavoro, non importa chi vince, l'importante è partecipare e non demordere.
Ma la politica? Il suo è un ruolo subalterno, come sempre; in questo modo ha sempre comandato il dio denaro e così sempre sarà.
Se dai a Cesare quel che è di Cesare, sei fregato in partenza; lui comanderà e deciderà della tua vita e tu soccomberai al suo volere.
Ribellarsi al potere non risolve, è accaduto in Francia con la Rivoluzione Francese, prima i rivoluzionari tagliarono la testa ai potenti e dopo tagliarono a vicenda le loro stesse teste. Chi si è illuso che dopo di allora sia cambiato qualcosa, si guardi intorno e si chieda: chi comanda oggi? Ma qualcosa è realmente cambiato, prima non c’erano le mafie e la droga e le guerre non venivano combattute a macchia di leopardo.

La morale della favola la recitò a suo tempo Einstein: “due sole cose sono infinite ….

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Il bisogno.





La consapevolezza di esistere, senza però capirne il motivo, spinge a credere all'esistenza di una entità superiore. La si ringrazia quando il proprio status è sufficientemente soddisfacente, ma nessuno la maledice trovandosi nella condizione opposta. Questo rientra nelle debolezze umane, nelle zone erronee del modo di pensare.

La sudditanza non migliora la vita, potrebbe creare la condizione per viverla in maniera distorta, o addirittura renderla subordinata alla speranza che esita un dopo.
Accettare la vita come fine a se stessa, serve a rimanere con i piedi ben piantati a terra, impedendo di vivere in un mondo fatto di sogni e di vane speranze.
Comunque la si pensi, il diritto di credere in ciò che si vuole, resta il principio cardine della libertà individuale e psicologica, non si dovrebbe consentire a nessuno di interferire con profezie e dogmi, che innegabilmente e per antonomasia, non possono che essere: non provati.

Il mio pensiero, per gli altri potrebbe valere zero, ma io esisto e penso, “cogito ergo sum” (Cartesio).



15 maggio 2016

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Blog di Andrea Arena. Benvenuto. Puoi seguirmi in Facebook alla pagina "Pantelleria".: I sogni sono l’immagine distorta della realt�, oppure la realt� rivissuta attraverso immagini distorte?

I sogni sono l’immagine distorta della realtà, oppure la realtà rivissuta attraverso immagini distorte?


L’affermazione di una realtà unica, indiscutibile e  inconfutabile è, da sempre, l’espressione degli assolutismi.
L’illusione di essere portatori di una verità esclusiva è sintomo di una visione della realtà molto più distorta di quanto si possa immaginare. Le correnti di pensiero più aperto e meno aggiogato ai vincoli culturali classici, vedono invece nella verità una percezione
soggettiva, e quindi multipla.
L’espressione “
non esiste una verità ma molte verità“, lascia perplessi ad una prima lettura. Bisogna abituarsi, prima di accettare questa affermazione, a riconoscere la relatività del pensiero.
Ogni pensiero, e quindi ogni percezione di realtà, è frutto di una posizione particolare del soggetto che la
 interpreta. Quindi “vera” in quelle condizioni e solo in quelle. L’entrata in scena di altre variabili non smentisce la realtà precedente ma ne produce un’altra, non meno “vera”.

Perché accettare un concetto così trasgressivo per il nostro modo di vedere il mondo che ci circonda? Un albero è un albero per chiunque lo guardi! Certamente, ma esiste solo dal momento in cui lo percepiamo.
Siccome ciascuno di noi lo percepisce in
 modo diverso, perché alla vista ne ricava emozioni originali e del tutto personali, l’albero diventa una realtà diversa a seconda di come lo percepiamo.
Qual è dunque l’albero
 più vero? Quale percezione può permettersi di prevalere su un’altra? Chi può affermare lecitamente che una realtà sia più vera di altre? Ecco ora che affermare “non esiste una verità ma molte verità”, assume un significato più accettabile.

Questo principio è ancora più applicabile al mondo delle emozioni, dove la percezione è l’oggetto stesso e non ha bisogno di materializzarsi. L’emozione è uno stato puro che scaturisce da noi stessi in funzione dei nostri turbamenti, del nostro vissuto.
Condizionata dai nostri conflitti e dalle nostre distonie, la nostra meravigliosa mente, con quell’organo virtuale che è la nostra intelligenza emotiva, crea e ci fa riconoscere una realtà del tutto personale.
Attenzione a non cadere nella trappola di cercare di individuare, in una visione competitiva, quale realtà sia autenticamente “reale”. Solo in presenza di una
 patologia possiamo permetterci il lusso di criticare, eventualmente, la capacità percettiva di un individuo, e quindi la sua realtà.
Soffermiamoci invece sullo straordinario fatto che la nostra realtà, in quanto frutto di nostre personali emozioni,
 esiste veramente. Ogni realtà è quindi vera, tangibile e inconfutabile. Se accettiamo la relatività della realtà, ci rendiamo subito conto di essere in presenza di un altro importante concetto: che la realtà esiste perché in noi si è sviluppata non solo la capacità di percepirla attraverso le emozioni ma anche la capacità di crearla.

Se non esiste una realtà esterna, oggettiva e comune a tutti, allora essa è soggettiva, frutto della nostra intelligenza emotiva ed è in questa realtà che noi viviamo, parallelamente alla realtà personale dei nostri simili.
La realtà non esiste, sono le nostre
 emozioni a creare il mondo che ci circonda!

Non gli oggetti, non lo spazio, non il tempo ma la percezione di questi componenti è la realtà. In equilibrio su una sottile linea che separa l’immagine reale (tangibile e attuale, il qui e ora) e l’immagine ideale (le nostre proiezioni), la vita si svolge nel continuo confronto tra questi due mondi. Perché lo spazio che separa le due immagini è una fonte inesauribile di emotività.

Ciò che siamo e ciò che vorremmo essere modificano continuamente il teatro della nostra esistenza, ci fanno scegliere attori e comparse, ci fanno muovere sul palcoscenico della vita. Tesi tra un copione da seguire e lo scopo di ottenere una recensione favorevole, assumiamo di volta in volta ruoli diversi, interpretiamo creativamente le nostre giornate per produrre emozioni degne di essere vissute.
Spinti dalla
 coazione a ripetere quei passaggi che ci hanno tanto emozionato nella nostra infanzia, facciamo entrare in scena gli attori, replichiamo comportamenti e costruiamo scenografie capaci di creare il pathos necessario a rivivere le emozioni.
Qui si svolge la nostra vita: nel complesso mondo personale che costruiamo con le nostre percezioni emotive.

Quando uno stimolo attiva la nostra parte emotiva, questa inizia a ricamarci sopra (produce proiezioni) fino a far divenire l’oggetto stimolante tanto più appagante quanto più sarà in grado di avvicinarsi all’immagine ideale che abbiamo creato nella nostra mente.
Così come sarà tanto più fonte di disarmonia (punti distonici) quanto più ci farà percepire la nostra
 immagine reale come una situazione vincolante e frustrante perché troppo lontana dai nostri sogni.

Se l’immagine reale è frutto delle nostre emozioni, cioè esiste perché noi così la percepiamo, è altrettanto vero che possiamo agire per cambiarla.
Non con la logica e la “forza di volontà ” ma cercando di
 ridurre il conflitto che è in noi.

Possiamo quindi capire quanto il dialogo con il nostro inconscio diventi fondamentale nel trovare l’armonia.
Perché trovata l’alleanza con il nostro inconscio, siamo in grado di
 cambiare la realtà!



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