10 novembre 2015

LA FAMIGLIA E' CAMBIATA.




La famiglia resiste ancora ma non è più la stessa, rispetto al passato si è parecchio trasformata: i piccoli hanno quasi costantemente in mano tablet o telefonino; i grandicelli cercano nuovi soggetti per tatuaggi o piercing; quelli di oltre 60 anni e che non sono ancora divorziati, pensano ad un nuovo amore ed al divorzio; i membri disoccupati seguono gli eventi poco nobili della politica. Tutti insieme siamo alienati, scontenti e scarsamente felici.

La vita di noi tutti appare simile ad una medaglia a due facce, ad ogni aspetto positivo corrisponde qualcosa di negativo. 
Il benessere famigliare, nel senso di maggiori comodità fisiche e confort, è aumentato enormemente rispetto al passato, però abbiamo perso qualcosa in dialogo ed unione famigliare. 
La frustrazione dovuta alla miseria di prima è mutata in altra dovuta alla sempre più grande importanza che viene data al denaro. 
Sono diminuite l'onestà e l'integrità morale dei soggetti, il senso di solidarietà sociale, il rispetto per il prossimo. In altre parole, ci siamo disuniti, siamo diventati più egoisti, nonostante i social che, almeno teoricamente, avrebbero dovuto accorciare le distanze dal nostro prossimo, avvicinandoci gli uni agli altri. 
La comunicazione, attraverso quella indiretta, ha perso buona parte della sua anima, diventando sterile e pressappochista a scapito dei valori morali, divenuti nel frattempo evanescenti. 
Cosa possiamo fare se non tornare a guardarci in faccia mentre parliamo? 
Occorre ritrovare il dialogo diretto con pochi, più che quello indiretto con tanti, almeno per rinsaldare l'aspetto fisico del dialogo, che non potrà mai essere positivo diventando asettico quando avviene a distanza. 
Occorrerebbe ridare un senso compiuto alla parola data, come avveniva una volta, quando una stretta di mano di intesa, contava molto più di un contratto scritto e sottoscritto.

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