29 settembre 2013

Quando una definizione suona peggio di un insulto.


Il DNA degli italiani sembra carente di geni del buon senso, in compenso
abbondano quelli di autolesionismo. Diagnosi affatto difficile questa, a
giudicare dalla rassegnazione con la quale, negli ultimi decenni, gli
italiani hanno accettato passivamente leggi truffa, ruberie ed
accaparramenti finalizzati ad arricchire pochi, sempre a spese loro.
Sul versante politico, il loro comportamento è stato ancor più drammatico; a
prescindere dai consensi elettorali che hanno destinato ai due partiti
orientati uno a destra e l'altro a sinistra, che da sempre ne hanno
costituito lo zoccolo duro, una consistente percentuale di elettorato ha
scelto di disperdere il consenso votando improbabili partiti dell'ultima
ora. Non hanno capito che il moltiplicarsi di liste, partiti e movimenti
politici, perseguiva l'unico scopo di accaparrarsi i rimborsi elettorali.
Incredibilmente, hanno continuato a credere alle promesse elettorali, a
quelle che costituivano i programmi dei vari governi, in maggioranza quasi
sempre disattese, ed alle continue dichiarazioni qualunquiste degli uomini
politici.
Nel cambio di moneta, hanno accettato la parità che penalizzava fortemente
quella nazionale, incuranti del successivo raddoppio dei prezzi al consumo,
mentre l'ISTAT diffondeva le percentuali degli aumenti basate sul
rilevamento dei prezzi, limitatamente ad un un paniere di prodotti
assolutamente ininfluenti sul costo della vita. In altre parole, contava più
ciò che veniva detto loro che quanto verificato da essi stessi giornalmente.
L'apoteosi dell'autolesionismo, si è concretizzata quando gli imbelli di
turno si sono fatti imporre dalla UE, regole di controllo del debito
pubblico che nessuno avrebbe mai accettato da uno strozzino.
Oggi, l'adagio nazionale è: speriamo! Ma speriamo cosa? Anche in questo
sbagliano, lo sanno bene che "chi vive di speranza muore disperato".
Italiani, popolo di poeti, santi, navigatori e ... autolesionisti.

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